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LinkedIn spinge sull’analisi: più dati per i creator grazie alle nuove API

  • Immagine del redattore: Matteo Sallustio
    Matteo Sallustio
  • 11 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

LinkedIn continua la sua trasformazione da piattaforma per il lavoro a vero e proprio hub per la content creation. L’ultima novità è una mossa chiara in questa direzione: l’introduzione di nuove API che permettono ai creator di accedere a dati dettagliati sulle performance dei propri contenuti direttamente da piattaforme di terze parti, come Hootsuite, Buffer, Later, Publer, Zoho e molte altre.

linkedin analisi dati

Fino a ieri, queste informazioni erano disponibili solo per le pagine aziendali. Ora invece, anche i profili personali potranno monitorare in dettaglio la resa dei propri post, in particolare quelli video. Un passo avanti importante per chi usa LinkedIn per costruire un brand personale o creare contenuti professionali con costanza.

Dati video, engagement, crescita: tutto a portata di dashboard

Le nuove Member Post Analytics API permetteranno ai tool esterni di leggere una serie di dati chiave, come:

  • insight sui follower (chi ti segue, da dove arrivano);

  • performance dei post (visualizzazioni, click, condivisioni);

  • dati video (watch time, engagement);

  • metriche aggiuntive introdotte a maggio, come visualizzazioni del profilo da un post, follower acquisiti da un contenuto, e click sui bottoni Premium.

I dati sui video sono la vera svolta: LinkedIn ha registrato un +36% nel tempo di visualizzazione dei video nel 2024, e i contenuti video sono 20 volte più condivisi rispetto agli altri formati. Inoltre, generano 1,4 volte più engagement. In breve: se vuoi crescere su LinkedIn, devi puntare sui video. E adesso hai finalmente gli strumenti per capire cosa funziona davvero.

Perché questa novità è importante per i content creator

Questa apertura di LinkedIn al mondo dei creator non è solo tecnica, ma culturale. Significa riconoscere il valore del singolo professionista come produttore di contenuti, non più solo come candidato o recruiter.

Per i content creator, significa poter finalmente:

  • analizzare i dati come già fanno su Instagram, TikTok o YouTube;

  • ottimizzare la strategia di pubblicazione in base alle performance reali;

  • avere una visione unificata del rendimento su più piattaforme, tutto da un’unica dashboard.

In sostanza, diventa più semplice trattare LinkedIn non come un social statico, ma come un canale dinamico dove costruire una community e misurare l’impatto del proprio lavoro.

Quali sono i limiti?

Anche se le API aprono a nuove possibilità, restano alcuni limiti. LinkedIn non è (ancora) al livello delle piattaforme più avanzate in termini di analytics per creator. Alcune metriche restano meno dettagliate rispetto a quelle di Meta o YouTube, e la piattaforma non ha ancora introdotto un Creator Studio completo.

Ma il segnale è chiaro: LinkedIn vuole investire sui creator. E per chi lavora nel settore della content creation, questo è il momento giusto per iniziare (o potenziare) una presenza professionale sulla piattaforma.

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