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Meta userà i tuoi post per addestrare l’AI

  • Immagine del redattore: Matteo Sallustio
    Matteo Sallustio
  • 14 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

meta AI

Meta AI si “allena” con i contenuti degli utenti europei: il piano per l’addestramento dei modelli linguistici

Meta ha annunciato ufficialmente che inizierà ad addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale anche con i contenuti pubblici condivisi dagli utenti europei maggiorenni su Facebook e Instagram. Si tratta di post, commenti e interazioni con Meta AI, l’assistente lanciato lo scorso marzo e integrato sulle principali app della galassia Meta.

Il piano parte con una campagna informativa: da questa settimana, tutti gli utenti europei riceveranno una notifica — sia in-app che via email — che spiega come verranno utilizzati i dati pubblici e include un modulo per opporsi. Secondo Meta, il modulo sarà “facile da trovare, leggere e compilare” e tutte le opposizioni già inviate verranno rispettate.

Cosa verrà usato (e cosa no): cosa devono sapere i creator

L’azienda specifica che l’addestramento non includerà messaggi privati né contenuti pubblici di utenti sotto i 18 anni. In altre parole, l’AI di Meta potrà apprendere solo dai contenuti che sono già visibili pubblicamente e scritti da adulti. Per i creator, questo significa che ogni interazione, caption o commento pubblicato potrebbe potenzialmente essere utilizzato per istruire l’intelligenza artificiale.

Meta ha anche precisato che i dati usati non riguarderanno le conversazioni su WhatsApp, ma solo le interazioni su Instagram, Messenger e Facebook, compresi i messaggi inviati a Meta AI — attivabile tramite la nuova icona con cerchio blu o menzionando “@MetaAI” in chat.

Perché ora? La pressione dell’Europa e la rincorsa alla concorrenza

Il ritardo nell’adozione di questo sistema in Europa non è casuale. Meta ha dovuto attendere il via libera della Irish Data Protection Commission (IDPC) e dello European Data Protection Board (EDPB), che solo a fine 2024 hanno confermato la conformità del piano alle norme GDPR. “Siamo dispiaciuti che ci sia voluto quasi un anno per arrivare a questo punto”, ha dichiarato l’azienda, sottolineando la complessità del contesto normativo europeo.

L’obiettivo dichiarato è rendere Meta AI più adatta al pubblico europeo, grazie a un addestramento basato su linguaggi, espressioni e riferimenti culturali locali. Una mossa per colmare il gap con rivali come OpenAI, Google e Anthropic, che già utilizzano dati europei per addestrare i propri modelli. Tuttavia, secondo benchmark indipendenti come Chatbot Arena, i modelli LLaMA 3 di Meta risultano ancora indietro rispetto a GPT-4 e Claude 3 Opus.

Opportunità e rischi per i content creator

Da un lato, questa evoluzione potrebbe migliorare la qualità dell’interazione tra utente, e quindi anche creator, e intelligenza artificiale: Meta AI sarà in grado di rispondere in modo più accurato a prompt creativi, generare contenuti personalizzati, traduzioni contestuali e suggerimenti più rilevanti. Dall’altro, c’è un tema delicato: l’uso dei contenuti pubblici — spesso frutto di lavoro creativo — per addestrare un sistema che potenzialmente potrebbe generare output simili o alternativi, senza riconoscere o remunerare l’autore originale.

Per i creator e i professionisti del digital marketing, questa novità solleva interrogativi concreti: conviene continuare a pubblicare in pubblico? Come tutelare la propria produzione? E cosa succederà se l’AI genererà contenuti simili ai propri?

Il modulo di opposizione rappresenta una prima forma di tutela, ma il dibattito su trasparenza, diritti d’autore e impatto dell’IA sulla creatività è appena iniziato.

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