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Social, creator e notizie: l'Italia tra disinformazione, sfiducia e nuove opportunità

  • Immagine del redattore: Matteo Sallustio
    Matteo Sallustio
  • 24 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

L’informazione nel 2025: cosa sta davvero succedendo?

Il Digital News Report 2025 del Reuters Institute disegna un quadro complesso ma chiaro: in Italia il consumo di notizie resta elevato, ma l’interesse dichiarato crolla. Solo il 40% degli italiani afferma di interessarsi attivamente all’attualità, contro il 70% di dieci anni fa. Eppure, la maggior parte degli utenti consulta notizie più volte al giorno, soprattutto tramite smartphone.

Ciò che cambia, dunque, non è la quantità di notizie consumate, ma il modo in cui vengono percepite, filtrate e digerite. I creator digitali, i social media e perfino l’intelligenza artificiale stanno riscrivendo il modo in cui le notizie vengono cercate, lette e condivise. Per chi lavora con i contenuti – creator, influencer, giornalisti e brand – questi dati rappresentano uno spartiacque.

italia media news

Un pubblico connesso ma disilluso: crisi della fiducia nei media

La fiducia nell’informazione in Italia si ferma al 36%, tra i valori più bassi in Europa. I dati mostrano che solo una minoranza ritiene affidabili le notizie ricevute via social, mentre le fonti più credibili restano TV e testate storiche online. Questa polarizzazione alimenta un circolo vizioso: da un lato aumentano gli utenti che si informano via piattaforme come YouTube o TikTok, dall’altro cresce la percezione di disinformazione.

Secondo il report, oltre il 40% degli italiani indica gli influencer come potenziali veicoli di fake news. Ma questo non significa che il pubblico rifiuti i content creator: anzi, i giovani li scelgono proprio perché più vicini, chiari e autentici rispetto ai media tradizionali.

Chi vince davvero nel feed degli italiani?

Facebook è in calo, TikTok in ascesa, YouTube stabile e WhatsApp sempre più usato per ricevere notizie. In Italia solo il 17% degli utenti indica i social come fonte principale di informazione, ma il loro impatto cresce ogni giorno.

Per i content creator, questa è una doppia sfida. Da un lato c’è un’opportunità concreta: informare il proprio pubblico con contenuti autorevoli, visivi e nativi per piattaforme social. Dall’altro, occorre fare i conti con la crescente diffidenza del pubblico e con algoritmi che premiano spesso la spettacolarizzazione.

Le testate digitali più lette, come Fanpage.it o Il Post, lo dimostrano: il mix vincente è formato da contenuti rapidi, coinvolgenti e strutturati per il feed, senza rinunciare a credibilità e contesto.

Pagare per le notizie? In Italia è (quasi) tabù

Solo il 9% degli italiani dichiara di essere disposto a pagare per le notizie online. Un dato tra i più bassi a livello globale. Eppure, cresce la disponibilità a seguire contenuti informativi su piattaforme gratuite, soprattutto se arrivano da creator percepiti come autorevoli.

Questo scenario spinge brand e publisher a ripensare i modelli: newsletter gratuite, formati freemium, offerte ibride e bundle multi-testata sono solo alcune delle opzioni in campo. Per i creator, significa anche capire dove si genera davvero valore: nella community, nell’interazione, nella fiducia costruita post dopo post.

AI, sintesi e contenuti generati: cosa cambia per chi crea

Il 28% degli italiani ha già utilizzato almeno una volta uno strumento di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT. I giovani tra i 15 e i 24 anni sono i più attivi. Molti lo usano per riassumere articoli, capire il contesto o scegliere le fonti migliori.

Questo cambia tutto: meno click sui siti, più richiesta di contenuti brevi e spiegati bene. I creator più smart stanno già adattando i propri contenuti a questo scenario, creando reel, caroselli e video brevi che rispondano direttamente a domande che gli utenti farebbero a un chatbot.

Per i creator è il momento di fare la differenza

Il panorama informativo italiano è in rapida trasformazione. I content creator, se capaci di costruire fiducia e offrire chiarezza, possono diventare un punto di riferimento alternativo ma credibile.

La sfida è trovare il giusto equilibrio tra trend, autenticità e responsabilità.

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